3 modi “strani” di fare Fundraising


Il mondo del fundraising non sta mai fermo! Ecco pertanto tre novità che ho trovato di recente in rete.

La prima è un motore di ricerca. E cosa centra con il fundraising? Semplice: Ecosia è un motore di ricerca che aiuta anche a salvare l’ambiente: grazie ad una partnership con Bing e Yahoo, le ricerche che producono link sponsorizzati generano un profitto: circa il 20% lo trattiene Ecosia, il restante va al WWF tedesco per un progetto di tutela della foresta amazzonica. Provate a scaricare la loro applicazione, e ogni volta che cliccate su un link sponsorizzato vedrete salire il numero di metri quadrati salvati di foresta salvati grazie a voi.

La seconda è Terzo valore, un progetto di Gruppo Intesa Sanpaolo e Banca Prossima. In buona sostanza, è possibile… fare un prestito alle organizzazioni non profit. E nel caso della modalità Donobene, fare in modo che il proprio prestito passi di ONP in ONP… Se ho stimolato la vostra curiosità, vi rimando al loro sito o ad un post di Enjoy the Market per ulteriori delucidazioni. Per certi versi, personalmente questa iniziativa mi ricorda la Grameen Bank

Il terzo, segnalatomi da Federica Premoso di Cesvi, è un’iniziativa che coinvolge proprio la nota ONG di Bergamo. Con “Scommetti che ci sposiamo?” si cerca di coinvolgere i giovani nelle donazioni con un progetto fresco, vitale e assolutamente diverso dalle altre ong; una delle cose che ho sempre apprezzato di Cesvi è sempre la capacità di trattare argomenti anche gravi (fame, disastri naturali, HIV,…) con un tono lieve ma chiaro; non farlo sentire in colpa il donatore, ma coinvolgerlo.

E di “Scommetti che ci sposiamo” credo siano da studiare soprattutto le attività Viral e di Buzz marketing (questo post ne fa parte 😉 ).

Queste tre novità mi portano ad alcune considerazioni.

In primo luogo, la donazione è un processo che coinvolge sempre più attori. Forse sono finiti i tempi i cui per fare una donazione si infila una banconota in una cassetta, e sono cominciati quelli in cui si sostiene una causa aprendo un conto corrente, navigando in internet, comprando l’acqua naturale,… La donazione entra sempre più quindi nella quotidianità delle persone, e potremmo arrivare ad un punto in cui doniamo e non ce ne accorgiamo neanche…

Questo ha un innegabile vantaggio; donare diventa naturale, perché rientra nella normale corso della vita delle persone. Pertanto potrebbe diventare anche più semplice chiedere di donare.

D’altro canto, diventando sempre più semplice, il gesto del dono potrebbe perdere quella spontaneità, passione e coinvolgimento che adesso possiede. In fondo se facciamo un’ora di coda alla posta per fare un bollettino alla nostra ONG preferita, è perché gli vogliamo bene. Ma se doniamo senza neanche accorgercene, conserveremo questo affetto?

Ultima considerazione: alcune di questi nuovi modi di fare fundraising (ad esempio, proprio la sopra citata “terzo valore”) hanno un difetto non da poco: sono complesse. Non solo da spiegare al donatore, ma anche per le organizzazioni non profit da gestire. E ve lo dice uno che si occupa di amministrazione per il 90% del suo tempo lavorativo. Più un’attività è complessa, più personale richiede per essere gestita e meno flessibilità operativa concede all’organizzazione.

E voi che ne pensate?

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